
Vi sono due modi di leggere un libro. Oddio, forse questa sembrerà un’affermazione limitativa, e i modi sono molti, moltissimi di più. Ma, se ci penso bene, alla fine fine tutto si può riportare a questo. Due modi. Uno, prettamente letterario, che guarda alla narrazione, allo stile…cose così, insomma.
L’altro che cerca di coglierne il senso riposto, spesso volutamente nascosto. Se vogliamo, il mistero.
Un modo non nega l’altro. Anche se, spesso, non ce ne rendiamo conto, e lasciamo che uno dei due prevalga, nascodendo, anzi celando l’altra possibilità.
Ed è, appunto, questo che può accadere tenendo fra le mani “Intrigo al 38° Parallelo” di Elvio Rotondo.
Un romanzo. Ed un ottimo romanzo di spionaggio, con una notevole capacità di creare suspense, di avvincere, lentamente, il lettore e trascinarlo sempre più nella vicenda.
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