Al primo posto, in Italia ma anche ai primi in Europa, per i livelli di istruzione degli studenti. Ai vertici delle classifiche per la qualità della vita, per i servizi, per i risultati sportivi, per il reddito pro capite. Il Trentino Alto Adige-Sud Tirol rappresenta il migliore spot a favore delle autonomie regionali. Vittorio Sgarbi, in un incontro con il presidente del Consiglio regionale, Diego Moltrer, ha sostenuto che l’autonomia di Trento e Bolzano dovrebbe rappresentare un esempio per tutte le amministrazioni italiane.
Eppure, quando non si raffrontano con gli altri italiani, anche i cittadini della regione del Nord Est riescono a trovare di che lamentarsi. Una gestione pubblica troppo invadente ed onnipresente (ma quando si tratta di ottenere finanziamenti e sostegni, le lamentele si riducono drasticamente), un’economia che non tira più come prima. I consumi si contraggono anche sulle rive dell’Adige, le aziende di vari settori vedono la domanda interna calare, crollare.
Ma si tende a reagire, ad affrontare la crisi con nuove iniziative, nuovi progetti. Il turismo in arrivo dall’Italia frena? E si cerca di far arrivare sciatori, escursionisti o appassionati del lago da altri Paesi. Puntando su una tradizione di ospitalità – dalle vallate sud tirolesi a quelle trentine, dalle località sul Garda a quelle sul lago Caldonazzo – che non teme confronti in Italia e, soprattutto, non ha problemi di concorrenza nelle località alpine delle altre regioni settentrionali: cortesia, pulizia, iniziative sportive e culturali.
Una cultura che non è esclusivamente quella omologata, politicamente corretta. Due centri studi, Vox Populi e Il Nodo di Gordio, hanno trasformato una cittadina della Valsugana in un carrefour internazionale dove si incontrano esponenti russi e kazaki, turchi ed azeri, mongoli ed austriaci. Perché una terra di confine dovrebbe essere naturalmente aperta al confronto, ai rapporti internazionali. Con la consapevolezza della propria cultura e della propria identità; valori che non vengono mai meno negli incontri con i rappresentanti stranieri e che, al contrario, garantiscono i risultati positivi di ogni confronto. Non a caso il modello trentino-sud tirolese, grazie ai due centri studi, è ora un modello di studio per cercare di individuare una soluzione all’annoso conflitto del Nagorno Karabak, in Azerbaijan.
La stessa logica del confronto internazionale che ha spinto i produttori di porfido ad affrontare mercati sempre più lontani. In Trentino si scavano, lavorano e poi posano i porfidi di altissima qualità mentre la concorrenza internazionale, dalla Cina all’Argentina, diventa più agguerrita puntando sul prezzo. Diventa quindi indispensabile allargare gli orizzonti, cercare nuovi sbocchi, utilizzare i canali che si aprono grazie alle collaborazioni internazionali sul fronte culturale. E se prima ciascuna azienda del settore porfido marciava per proprio conto, ora i particolarismi sono stati superati ed è stato costituito un Consorzio per avere più forza contrattuale.
Ma, nonostante le crescenti difficoltà, l’economia della regione più a nord d’Italia resta comunque in condizioni migliori rispetto alla media del Paese. Un’economia estremamente diversificata, con piccole imprese che operano in settori che spaziano dal tessile alla meccanica, dal legno all’edilizia. Con una grande attenzione rivolta al comparto dell’energia, in ogni sua declinazione. Come la Valle d’Aosta, anche il Trentino Alto Adige può contare su una consistente produzione di energia idroelettrica ma, nel corso degli anni, si è andato sviluppando anche il settore delle altre energie alternative, dalle biomasse al solare, all’eolico.
Tutto ciò consente di tutelare l’ambiente che rimane la maggiore risorsa del territorio, anche dal punto di vista economico. Ambiente che richiama turisti, ambiente che è alla base della produzione agricola ed agroindustriale. Basti pensare ai vigneti ed ai vini del territorio, bianchi e rossi. O ai superalcolici, di elevata qualità (e gradazione). Ma l’immagine, nazionale ed internazionale del territorio è legata soprattutto a prodotti come le mele e lo speck.
Grazie, anche, ad una politica di marketing estremamente intelligente e coraggiosa. Al di là degli spot istituzionali sulle bellezze della regione, il Trentino ed il Sud Tirolo beneficiano abbondantemente delle immagini legate alla promozione dei prodotti agricoli. Si pubblicizzano le mele e compare il territorio, tra monti, valli, cieli tersi ed acque pulite. Si pubblicizza lo speck e l’immagine riporta ai medesimi punti di forza. Inoltre, inevitabilmente, l’investimento pubblicitario “paga” anche in termini di ritorno televisivo nei tg o nelle rubriche di turismo, di cultura, di informazione varia, di benessere.
Così, d’inverno, quando i servizi di informazione si occupano di sci e sport invernali, un’immagine del territorio non manca mai. A differenza di quanto avviene per altre stazioni sciistiche del nord ovest. E lo stesso succede d’estate, per i servizi sul turismo montano.
Ma l’offerta agroindustriale della regione non si limita ai due prodotti più noti. I piccoli frutti della Sant’Orsola raggiungono le catene distributive di tutta Italia. Merito di una collaborazione intelligente di una miriade di piccoli produttori che hanno avuto il buon senso di allearsi per affrontare un mercato che spazia ben oltre i confini regionali. Collaborare per crescere, per uscire dai confini. Anche all’interno delle macroregioni europee, dove Trento e Bolzano fanno sentire la propria voce.
Nonostante le polemiche, gli scontri anche duri ed i tanti morti degli anni del dopoguerra, le due etnie hanno imparato a convivere. Indubbiamente i soldi hanno avuto una notevole importanza per arrivare ad una pacificazione effettiva. E la ricchezza del territorio consente anche di tutelare le altre minoranze presenti sul territorio, a partire da ladini, cimbri e mocheni. Con tanto di tg mocheno che informa i valligiani nella lingua dei loro padri.
Forme di attenzione alle varie culture. Forme di convivenza. D’altronde nella piazza principale di Trento (una delle più belle piazze d’Italia) sorgono, fianco a fianco, gli antichi edifici del potere laico e di quello della Chiesa. Ed anche i campioni sud tirolesi degli sport invernali riescono, nelle interviste dopo i vari successi, ad articolare discorsi in italiano. Mentre qualche decina d’anni or sono, i campioni “italiani” dovevano venir intervistati in tedesco dopo aver rimpiguato il medagliere delle nazionale.
Proprio le differenze, adesso, diventano fattori di successo. Il bilinguismo in Sud Tirolo e la diffusa conoscenza del tedesco anche in trentino favoriscono i contatti internazionali, gli scambi culturali e commerciali. Le scuole che, puntualmente, si collocano ai primi posti europei per la preparazione degli allievi (ed è sterile polemica quella dei territori perennemente agli ultimi posti sulla base dei test internazionali, che contestano i criteri dei test), assicurano maggiori possibilità di crescita e di lavoro.
A volte i vecchi contrasti riaffiorano. Non più con le bombe sotto i tralicci ma con la ottusa pretesa di cancellare monumenti e ricordi del passato. Come se la storia cambiasse rimuovendone i simboli. Poi, però, tutto rientra nel solco di una convivenza civile. Favorita dalla ricchezza diffusa. E dalla consapevolezza che il grande Tirolo indipendente resta nei sogni perché la parte nord del territorio non ha alcuna intenzione di staccarsi da Vienna.
Teresa Alquati