La Turchia al voto. Dopo i dialoghi su Libano, Afghanistan e “L’Uomo de La Repubblica”, Gianni Bonini e Lorenzo Somigli riflettono sul “Secolo Turco”.
Gianni Bonini, un cursus honorum di prim’ordine tra la politica e le imprese, è stato vicepresidente del Ciheam, punta di diamante della cooperazione euro-mediterranea; oggi è apprezzato analista geopolitico, celebri le sue stoccate su Il Nodo di Gordio e i suoi tweet enigmatici. Lorenzo Somigli è giornalista, ufficio stampa e collaboratore parlamentare; scrive anche per rivista turca Transatlantic Policy Quarterly soprattutto di energia, geopolitica e prospettive della NATO. Entrambi hanno potuto vivere questo straordinario paese e sperimentare la vita nella megalopoli sul Bosforo e non solo.
Bonini ricorda con tanto piacere la festa di primavera nella vecchia Costantinopoli e consiglia di scendere all’aeroporto Sabiha Gökçen, nella parte asiatica, per vedere i nuovi modernissimi quartieri residenziali edificati sempre intorno alle moschee. Somigli ama i tramonti sul Mar di Marmara, simpatizza per il Beşiktaş, la squadra del popolo, il cui simbolo è l’aquila, mangia solo e soltanto nel lokantasi dove mangiano i turchi; di Istanbul ricorda la sua anima doppia e cangiante, quella antica e un po’ dolente, con i suoi gatti che si aggirano tra le avite glorie e il volo dei gabbiani, e quella della città nuova, futuristica, iper-vitale. Questo il loro dialogo sul “Secolo Turco”.
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