Clicca sull’immagine per aprire l’articolo
Dal 15 Luglio, riflettori puntati sulla Turchia. Golpe e, soprattutto, dopo Golpe al centro di una ridda di analisi, letture interpretazioni… spesso, non sempre per fortuna, improvvisate, o per lo meno inficiate nella loro credibilità da impostazioni pregiudiziali e/o da superficialità nell’informazione. Di qui la necessità, a freddo, di alcune chiarificazioni sull’accaduto; indispensabili per poter, poi, procedere a un’analisi del nuovo ruolo che la Turchia sembra destinata ad assumere nel Mediterraneo e nel contesto della NATO.
Brevi note sul Golpe del 15 Luglio, dunque. Che è stato — meglio chiarirlo subito — un autentico tentativo di colpo di Stato e non, come in troppi hanno improvvidamente insinuato, una farsa o, peggio, una sceneggiata messa in piedi dallo stesso Erdogan. Un golpe fallito, certo, ma sanguinoso — oltre 250 morti — in contrasto con quella che è la tradizione degli interventi delle Forze Armate turche nella vita politica. Tradizione in buona sostanza «incruenta», visto che in casi precedenti, dagli anni Settanta agli Ottanta, gli alti comandi militari erano sempre intervenuti per rimuovere governi non graditi o risolvere situazioni di impasse istituzionale, senza, però, mai, aprire il fuoco sulla popolazione civile o osare bombardare il Parlamento, come è avvenuto in questo caso.
E questo perché, nel passato più o meno recente, i militari entravano sempre in scena rivendicando il ruolo di «garanti della Costituzione» che era stato loro assegnato sin dalla fondazione della Repubblica da Mustafà Kemal Atatürk. Interventi, quindi, a difesa delle istituzioni — anche se a noi ciò può apparire alquanto paradossale — e non tesi a sovvertirle.
[…]
Leggi l’articolo completo di Andrea Marcigliano, Senior fellow del Nodo di Gordio, sulla Rivista Marittima di Settembre —> Gli enigmi di Ankara. La Politica estera della Turchia dopo il fallito golpe