Nel nostro, complesso e pericoloso, mondo del dopo Guerra Fredda, il nuovo Grande Gioco geopolitico – per richiamare la storica espressione di Kipling – è determinato da numerose varianti strategiche, che lo rendono quanto mai fluido, dinamico e, purtroppo, anche instabile. Tra queste è indubbio che un ruolo fondamentale viene rivestito dal problema delle fonti energetiche, del controllo della produzione e distribuzione, delle reti di trasporto, delle relazioni internazionali di cui tali reti costituiscono il tessuto. Un sistema che, oggi, non solo garantisce i livelli di vita dei popoli, ma determina anche i rapporti di forza tra le potenze. in sostanza le reti di approvvigionamento energetico rappresentano ben più che un interesse economico: piuttosto sono l’intelaiatura sulla quale si regge la nostra civiltà.
L’Italia – che, al di là dei luoghi comuni rappresenta pur sempre una media potenza d’area, con una funzione di primo piano nello scacchiere Mediterraneo – ha, oggi, la possibilità di rivestire un ruolo sempre più strategico in questo campo, non limitandosi ad importare quanto necessario per la sopravvivenza del suo sistema industriale, ma divenendo un hub che connette l’Europa con i paesi produttori ed esportatori di gas e petrolio del Mediterraneo e del limitrofo Caucaso.
Continua la lettura dell’articolo di Andrea Marcigliano, Senior fellow del think tank “Il Nodo di Gordio” su l’Opinione: http://www.opinione.it/economia/2018/02/20/andrea-marcigliano_follow-the-energy-tap-trans-adriatic-pipeline/