Lo scenario
La Siria riveste, nel complesso contesto medio-orientale un ruolo di grande importanza strategica, che va ben al di là della sua estensione territoriale – relativamente piccola – della sua demografia e delle sue, scarse, risorse naturali. Per la sua posizione rappresenta infatti una sorta di pivot geopolitico del mondo arabo. Posta fra Iraq, Turchia, Giordania, libano ed Israele, rappresenta da sempre un crocevia strategico, il cui controllo garantisce una posizione di privilegio nell’intera regione. Per questo fu, sin dall’antichità, il cuore di vasti imperi, basti pensare a quello ellenistico dei Seleucidi che si estendeva sino all’India; e sempre per questa ragione divenne il centro anche del Califfato degli Omayyadi nel I secolo dell’era islamica. Inoltre presenta un importante sbocco sul Mediterraneo e, secondo recenti ricerche, il fondale marino al largo delle sue coste potrebbe celare ricchi giacimenti di idrocarburi.
Proprio per questa sua centralità, per questo suo essere un crocevia, la Siria è particolarmente esposta all’influenza dei paesi limitrofi. Anche perché i suoi confini sono estremamente labili ed aleatori, e in Giordania, Libano, Iraq vivono tribù arabe strettamente imparentate e legate con quelle siriane.
Complessa è, anche e soprattutto, la conformazione religiosa della Siria. La maggioranza, 64% circa, appartiene alla confessione Sunnita, a Sud è presente una forte comunità di Drusi – una setta islamica di derivazione Sciita con decisi caratteri gnostici – mentre circa 5/6 milioni, ovvero il 20%, sono gli Alawiti, concentrati nella regione costiera, fra i centri di Latakia ed Tartus e nelle pianure fra Hama ed Homs. Il 10% circa della popolazione appartiene a diverse confessioni cristiane.
Bashar al-Assad e gran parte del gruppo dirigente del regime siriano sono di fede alawita,così come, in genere, la casta militare. Gli Alawiti, una derivazione ereticale degli Sciiti, sono stati a lungo perseguitati dai sunniti, fino a quando non hanno preso il potere attraverso il Partito Baath, il movimento nazionalista pan-arabo, che controlla la Siria sin dal 1966. Di fatto la famiglia Assad domina il paese sin dal colpo di Stato de novembre 1970, quando il padre di Bashar, Hafiz, prese il potere alla testa di un gruppo di giovani ufficiali alawiti.A lungo guardati con sospetto anche dagli sciiti, gli alawiti sono stati, infine, riconosciuti come parte della “famiglia sciita” dal Grande Ayatollah Khomeini, la guida suprema della Rivoluzione Verde iraniana. Da quella “sentenza” discende la stretta alleanza fra Teheran e Damasco.
Russi, l’Alleanza con la Russia risale agli anni ’60 del secolo scorso, quando il Partito Ba’ath, quando il nuovo regime si avvicinò all’URSS in funzione anti-israeliana. Un’alleanza mai spezzatasi neppure dopo la fine del regime sovietico, e rinforzata, in questi ultimi anni, dalla politica del Presidente russo Vladimir Putin. A Tartus, nel cuore della regione alawita, vi è la più importante base navale russa nel Mediterraneo; a lungo dimenticata dopo la fine dell’URSS, è stata in questi ultimi anni, potenziata ed allargata.
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Continua la lettura dell’articolo a cura di Andrea Marcigliano, Senior fellow de “Il Nodo di Gordio” per intelligonews.it —> “Cosa sta succedendo in Siria: piccolo dizionario per orientarsi tra Putin e Obama”