Intervista ad Andrea Marcigliano, analista geopolitico e Senior Fellow del Think Tank “Il Nodo di Gordio”, da parte della rivista Caliber.az.
Dopo la fine della guerra dei 44 giorni, l’Azerbaigian continua il lavoro di ricostruzione su larga scala nei territori liberati. Secondo te, cosa offrirebbe il tuo Paese, quale esperienza potrebbe essere offerta da parte tua?
Il sistema industriale italiano presenta notevoli eccellenze che potrebbero intervenire nella ricostruzione del Karabakh. In particolare, nei settori della cantieristica, costruzione di vie di comunicazione, reti energetiche, sfruttamento delle risorse minerarie. Senza dimenticare il fondamentale know how italiano nel settore agricolo e della produzione alimentare.
Questa guerra è stata definita dagli esperti militari nella maggior parte dei Paesi del mondo una nuova fase nello sviluppo della scienza militare. In effetti, l’Azerbaigian ha utilizzato metodi di guerra senza contatto: attacchi di droni, missili a lungo raggio e artiglieria di cannoni e solo il successivo coinvolgimento di forze speciali e personale di fanteria. Secondo lei, questo tipo di guerra nelle zone montuose è davvero diventato una parola nuova nella scienza militare, e come verranno condotte le operazioni militari in caso di un nuovo scontro armato in Karabakh?
L’arte della guerra sta cambiando velocemente. E il recente conflitto lo ha dimostrato. Sempre più ci si dovrà basare su tecnologie avanzate, che evitino il più possibile lo scontro frontale. L’impiego di truppe speciali, con armamento tecnologico e alto livello di addestramento, di rapido impiego in specifici teatri operativi. È il logico sviluppo della strategia “Shock and How” impiegata dal Pentagono nella Seconda Guerra del Golfo. Riduce radicalmente i tempi del conflitto. Tutte le potenze stanno andando in quella direzione. Anche la stessa Cina sta rinunciando ai grandi eserciti de massa, per sviluppare forze di pronto intervento avio trasportate e altamente professionali. Un territorio montuoso rende più di altri necessario un intervento di questo tipo. Se vi dovesse esser una ripresa delle ostilità nel Karabakh, cosa che non mi auguro, non potrà che essere secondo queste modalità.
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