In una giornata d’afa – sì, eccezionalmente, è afa anche qui, a quattrocento metri – le notizie scorrono rarefatte e, apparentemente, inutili. Come se tutto si potesse ridurre ad una, stanca, Olimpiade, e alle polemiche, sempre meno avvincenti, che l’accompagnano. In realtà, una coltre di apparenza gettata sopra, come un velame, ad un Agosto di guerra.
Già…perché, ci piaccia o meno (e sinceramente non ci piace) questo è un periodo di conflitto armato. Ed uso il singolare volutamente. Perché parlare di conflitti, al plurale, sarebbe un modo per sdrammatizzare le cose. Per vederle come…distanti. Che non ci riguardano realmente. Che appartengono, in sostanza, ad un altro mondo, il terzo, il quarto…comunque lontano. E sostanzialmente estraneo.
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