Gli spazi eurasiatici e mediterranei, pur lontani dalla concretizzazione di un nomos, sono chiaramente in via di ridefinizione. Ne abbiamo parlato con Daniele Lazzeri, Chairman del think tank di geopolitica ed economia internazionale “Il Nodo di Gordio” e Direttore responsabile dell’omonima rivista quadrimestrale.
Buongiorno Lazzeri, oggi parleremo con Lei di Ucraina e molto altro… Entriamo subito nel vivo della tematica: chi si cela dietro i fronti opposti nel Donbass?
Credo sia inutile fare della dietrologia sulla questione ucraina. Quel che è certo è che ci sono interessi diversi e confliggenti tra Europa e Stati Uniti da un lato e Russia dall’altro. Ma sono due modelli di pensiero, due visioni del mondo che non possono trovare un punto di incontro, un tavolo comune, proprio perché non ci sono nel fondo dei parametri comuni sui quali discutere. Per la Russia, dopo l’annessione della Crimea, non si tratta di perseguire una mera occupazione di territori in stile imperialista. Personaggi tornati alla ribalta come Eduard Limonov e Alexandr Dugin – ritenuti i “falchi” di Mosca in questa vicenda – nei recenti reportage del Corriere della Sera, sottolineano come la cosiddetta “Novorossija” sia da considerare come uno spazio che deve ritornare nella Casa comune dei popoli russi. In un certo senso convengo con Edward Luttwak, quando – durante l’intervista che gli ho rivolto la settimana scorsa a Roma – ha sostenuto che l’unica soluzione per risolvere la crisi è quella di “dare a Putin una matita in mano per disegnare quale parte dell’Ucraina vuole…”.
[…]
L’articolo completo di Tancredi Sforzin, su lintellettualedissidente.it —> Ucraina e Libia: un mondo da ridisegnare