I liquefattori della compagnia italiana potrebbero diventare essenziali per la pipeline che unirà il Sinai allo stato ebraico.
Israele vota in un momento in cui il gas sta cambiando la sua collocazione geopolitica, trasformando Gerusalemme in un fornitore di cui il mondo arabo non può fare a meno. E l’Italia sta assumendo un ruolo importante in questo nuovo scenario. Già diplomatico di carriera e ora direttore per le Relazioni internazionali di Snam, Ruggero Corrias ha spiegato questo nuovo contesto in “Dialoghi Mediterranei”, forum di geopolitica ed economia internazionale su strategie per energia, infrastrutture e agroalimentare che il think tank Il nodo di Gordio ha tenuto a Roma lo scorso 2 aprile presso il Senato.
Da una parte, da Trump a Bolsonaro, diversi governi occidentali stanno superando un annoso tabù diplomatico, spostando la sede della propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Dall’altra, la stessa Arabia Saudita ha ormai accettato Israele come alleato di fatto nel contenimento dell’Iran, la cui influenza deborda ormai dalla Siria allo Yemen. Ma il primo paese arabo ad aprire allo stato ebraico è stato l’Egitto. Corrias ricorda che il Cairo conta “100 milioni di abitanti e tra pochissimi anni ne avrà 150. Un tasso di natalità enorme che determina una esigenza di energia e anche di acqua, visto che la grande diga in costruzione nel Corno d’Africa ridurrà la portata del Nilo”.
Continua a leggere l’articolo Maurizio Stefanini sul Foglio: https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/04/08/news/l-asse-egitto-israele-per-il-gas-lascia-aperta-un-opportunita-anche-a-eni-248192/