Ambasciata della Repubblica del Kazakhstan in Italia
Il Kazakhstan, immenso stato centroasiatico, si prepara alle elezioni legislative. Secondo i sondaggi, il popolo è ancora una volta pronto a dare la sua preferenza al partito al governo.
Al presente, tra tutti gli stati dello spazio post-sovietico il Kazakhstan è considerato un “enigma”, infatti nonostante il paese sia abitato da più di 140 etnie diverse che professano 30 fedi religiose differenti, la repubblica è ancora oggi l’unico stato della CSI immune da conflitti interetnici e interreligiosi.
Inoltre, nei venti anni trascorsi dall’indipendenza, il Kazakhstan ha ottenuto invidiabili successi nello sviluppo economico. Mentre nel periodo sovietico aveva come unico ruolo quello di fornitore di materie prime dell’Unione, oggi la repubblica è diventata uno stato industrializzato e sviluppa dinamicamente la sua produzione manifatturiera. Secondo le previsioni della società inglese di auditing, Ernst&Young, nei prossimi cinque anni il Kazakhstan sarà una delle prime tre economie del mondo per crescita del PIL che raggiungerà il 7% annuo.
Attualmente il Kazakhstan è uno dei paesi della CSI che garantiscono “le condizioni più favorevoli allo sviluppo del business”. “Noi riteniamo – ha dichiarato il responsabile del centro per i mercati emergenti di Ernst&Young Aleksey Karklin-Marche – che il Kazakhstan abbia due vantaggi da offrire agli investitori internazionali e cioè potenzialità e pronosticabilità.”
La pronosticabilità caratterizza non solo l’economia del Kazakhstan, ma anche la sua politica.
Vent’anni fa il paese ha scelto il suo percorso verso la democrazia e ad esso si attiene ancora oggi senza cedimenti. Tanto più che il paese è stato diretto in questi vent’anni dalla stessa persona: Nursultan Nazarbayev. Il partito da lui capeggiato – Nur Otan – è la forza politica di governo del paese degli ultimi dieci anni.
Si può prevedere inoltre che la stessa persona e lo stesso partito rimangano al governo del paese. Il fatto è che proprio Nazarbayev ha svolto un ruolo fondamentale nella salvaguardia della stabilità economica e politica del paese. I sondaggi realizzati anche da organismi internazionali alla vigilia delle elezioni legislative e presidenziali degli ultimi dieci anni dimostrano che la fiducia del popolo nei confronti del capo dello stato è rimasta tenacemente salda. Questo si spiega in primo luogo con la politica dello stato nei confronti della popolazione russofona che costituisce, secondo il recente censimento, il 30% dell’intera popolazione. In Kazakhstan, la lingua nazionale è il kazako, ma la lingua russa continua ad essere molto diffusa e resta giuridicamente “la lingua del dialogo intranazionale”. Inoltre le autorità non ammettono alcuna discriminazione basata sulla differenza linguistica o etnica, come invece è avvenuto subito dopo la dissoluzione dell’URSS in una serie di repubbliche post-sovietiche (le repubbliche baltiche ne sono l’esempio più lampante).
Proprio sotto la spinta di questi strati della popolazione nel 2007 sono stati introdotti alcuni emendamenti alla costituzione che consentono al Primo Presidente del paese di candidarsi alla presidenza per un numero illimitato di volte.
Del resto il livello di vita della popolazione negli ultimi dieci anni è aumentato in misura considerevole. Oggi secondo il rating globale delle economie calcolato in base alla quota di PIL per abitante, il Kazakhstan è entrato nel novero dei paesi con reddito “superiore alla media”. Il governo prevede entro dieci anni di portare il Kazakhstan nella categoria dei paesi con alto livello di PIL pro capite.
Prima delle elezioni presidenziali anticipate, tenutesi in primavera (su iniziativa popolare sostenuta da due milioni di persone si è svolto un referendum sul prolungamento a vita dei poteri a Nazarbayev e lo stesso presidente ha preferito le elezioni anticipate) i mass media locali hanno diffuso i risultati di numerosi sondaggi svolti tra la popolazione. Tutti i sondaggi hanno posto la stessa domanda: per chi voterà e perché? La maggioranza di coloro che hanno dato la propria preferenza al presidente in carica hanno affermato che nessun altro candidato promette tanti miglioramenti globali nel futuro come Nazarbayev il quale per altro non si limita a fare promesse, ma le mantiene.
Tra l’altro va detto che in quell’occasione anche gli osservatori dell’OSCE dichiararono che Nazarbayev non aveva concorrenti.
Anche il partito del presidente gode della stessa fiducia. “Nur Otan” è stato dal 2007 l’unico partito rappresentato in parlamento. Dal punto di vista giuridico il parlamento kazako può essere pluripartitico, ma a dire il vero, i partiti che partecipano alle elezioni per entrare in parlamento devono superare la soglia del 7% (le elezioni a suffragio universale riguardano solo la camera bassa del parlamento, infatti i deputati della camera alta, il senato, sono eletti dagli organi rappresentativi locali) e nel 2007 nessun partito riuscì a superare la soglia di sbarramento.
A seguito di questo tracollo dei partiti di opposizione, il parlamento monopartitico in carica adottò una decisione “di democrazia amministrativa”: vennero introdotti emendamenti alla costituzione secondo i quali ha diritto a essere rappresentato in parlamento il partito che abbia conquistato alle elezioni il secondo posto pur non superando la soglia di sbarramento.
Le odierne elezioni del parlamento si svolgeranno anticipatamente (avrebbero dovuto svolgersi solo nell’agosto del prossimo anno) e la decisione dell’autoscioglimento è stata presa dagli stessi deputati per due motivi: a) l’aspirazione a mettere in pratica la norma democratica del pluripartitismo; b) alla vigilia di un’incombente ondata di crisi si sono appellati al governo perché non sia distratto dalla campagna elettorale.
Alle elezioni del 15 gennaio parteciperanno 9 partiti, uno dei quali, Rukhanijat, rappresenta gli interessi dei nazional-patrioti. Si prevede che proprio questo partito e “Ak zhol”, che raggruppa la gran parte dei rappresentanti delle piccole e medie imprese, siano i principali rivali del partito del presidente “Nur Otan”. Le altre forze politiche del paese sono per la maggior parte o eccessivamente radicali (come, per esempio, il Partito socialdemocratico unito “Azat”) oppure amorfi (Partito Comunista popolare del Kazakhstan e “Partito dei patrioti”) in quanto si fanno sentire solo durante la campagna elettorale.
Già oggi possiamo prevedere che la soglia del 7% potrà essere superata autonomamente, senza “cedimenti legislativi”, almeno da due partiti.
Il Kazakhstan viene spesso accusato di mancanza di democrazia, di autoritarismo e del fatto che tutto il potere sia nelle mani di un solo partito. Tuttavia nonostante questi sprezzanti apprezzamenti del Kazakhstan fatte da Europa e USA, il paese è stato scelto nel 2010 come presidente dell’OSCE ed è riuscito a realizzare il “summit del decennio”: l’incontro dei capi dell’organizzazione ad Astana. Inoltre nel 2011 il Kazakhstan presiede l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica.
Astana procede verso la democrazia nella sua accezione europea con costanza, anche se non tanto velocemente quanto vorrebbe l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Tuttavia, a giudicare dai sondaggi della popolazione, il percorso di questo processo soddisfa pienamente le aspettative dei nostri cittadini.