Il Sole 24 Ore – Nord Ovest
mercoledì 14 dicembre 2011 – p. 2
TORINO
Augusto Grandi
La torinese Rototech, che produce componenti per auto, è sbarcata in Russia e realizzerà parti in materiale plastico per il gruppo Kamaz (veicoli industriali) all’interno del parco industriale Master di Naberzhnye Chelny. L’annuncio è stato dato dalla stessa Kamaz nel corso di un workshop organizzato a Torino dal Centro estero per l’internazionalizzazione del Piemonte, nell’ambito del progetto “Dall’idea all’auto”. E nella stessa occasione – spiega il direttore del Ceip, Giuliano Lengo – il 40% delle imprese subalpine che hanno partecipato ha segnalato come «probabile» l’acquisizione di nuove commesse in Russia. «D’altronde – precisa Leonid Savin, direttore di Geopolitika di Mosca e collaboratore del centro studi italiano Nodo di Gordio – dal 2001 ad oggi la produzione di auto in Russia è cresciuta del 50% mentre nella sola prima parte di quest’anno è raddoppiata la quota di importazione rispetto al corrispondente periodo del 2010».
I siti produttivi sono concentrati soprattutto nella parte europea della Russia: «Moskvich (che include anche Renault) e Zil a Mosca – prosegue Savin – più a sud Gaz a Novgorod, Vaz a Togliattigrad (con la produzione di auto Lada nelle vicine Samara e Syzran), Uaz a Ulyanovsk e Izhavto a Izhevsk». Ma il direttore di Geopolitika ricorda anche gli stabilimenti di San Pietroburgo come Toyota, General Motors, Nissan, Hyundai, Scania; senza dimenticare Kaluga (Volkswagen, Skoda, Peugeot, Citroën, Mitsubishi, Volvo) e Taganrog (Chevrolet e Hyundai) mentre a Kaliningrad sta per partire la Bmw. Altri stabilimenti sono localizzati in Siberia, a Novosibirsk e Biisk. «Un mercato sempre più importante – sottolinea Daniele Lazzeri, direttore del Nodo di Gordio – che quest’anno varrà 2,8 milioni di auto e veicoli commerciali leggeri, sostanzialmente in linea con il record stabilito nel 2009».
Ma forse si supererà la cifra, tenendo conto che nei primi 9 mesi le vendite sono cresciute del 43% rispetto al 2010. Anche per l’Italia si aprono prospettive interessanti. Tutti i principali costruttori internazionali – dall’Europa al Giappone, dagli Stati Uniti alla Corea – stanno stringendo nuovi accordi in Russia e non manca neppure la Fiat, che ha in programma di dar vita, entro il 2016, ad una joint venture seconda solo alla AvtoVaz. Savin evidenzia, però, come al momento i consumatori russi si orientino soprattutto verso auto asiatiche.
Giapponesi innanzi tutto (e molte sono le vetture usate importate in Russia), ma anche coreane e cinesi. Si tratta quindi di far crescere l’attenzione verso le auto europee e, soprattutto, italiane. Perché le Ferrari piacciono, ma ovviamente rappresentano solo una micronicchia. Una produzione italiana in Russia, poi, garantirebbe commesse alle aziende torinesi di componentistica, «poiché la qualità italiana è superiore». Un giudizio pienamente condiviso da Marco Cesaraccio, amministratore delegato della canavesana Stamet. «Noi – spiega – produciamo in Polonia, a Czelac (nella regione di Katowice) la componentistica per le auto della Fiat della stessa Polonia, ma anche per lo stabilimento in Serbia. Ma ovviamente guardiamo con attenzione alle prospettive, enormi, sul fronte russo.
Abbiamo già assicurato alcune forniture per i veicoli industriali, come il Ducato, prodotti in Russia, ma le possibilità di crescita sono davvero notevoli». Tra l’altro, per la Stamet, la collocazione dello stabilimento in Polonia è particolarmente felice poiché consente di servire senza troppi problemi logistici sia la Serbia sia lan Russia. Proprio l’appetibilità del mercato russo, a fronte di una decrescita dell’Europa Occidentale, renderà però la competizione particolarmente difficile. Perché tutti tenteranno di conquistare commesse e posizioni strategiche in un Paese che continua a crescere e che ha però bisogno di innalzare il livello delle tecnologie, comprese quelle legate ai trasporti. «Non vanno infine dimenticate – conclude Lazzeri – le potenzialità che la Russia offre anche su mercati esterni. La creazione dell’Unione Eurasiatica, che coinvolge Bielorussia e Kazakhstan, è un primo passo importante per creare un’enorme area di collaborazione economica. Destinata ad estendersi a buona parte dei Paesi dell’Asia Centrale, ma anche a parti dell’ex impero sovietico. Un nuovo immenso spazio con cui confrontarsi e che guarda con estremo interesse all’Italia».