«Lo Stato islamico sembra finito» queste le parole del Ministro della Difesa iracheno sulla base degli ultimi progressi ottenuti dall’ esercito.
Proprio in queste ore, infatti, l’esercito iracheno sono arrivate alle rovine di al-Nouri, la moschea dalla quale Al Baghdadi annunciò la nascita dello Stato Islamico. Sì. Un vero e proprio Stato: in questo molto della specificità del fenomeno Isis. Ed è di poche settimane fa la notizia trapelata da fonti russe che vorrebbe il Califfo Nero ucciso.
Creare uno Stato vuol dire creare una gerarchia di potere, delle norme, un’amministrazione, un sistema fiscale che possa garantire delle entrate con le quali finanziare anche l’esercito e la difesa: si pensi alle tasse imposte alle minoranze cristiane oppure il commercio di opere d’arte.
Molto del budget dell’ Isis era, in parte, derivato dal traffico di droga che, a partire dall’Afghanistan, poteva giungere in Europa solamente passando attraverso le mani jihadiste; certamente anche dalle donazioni private da parte di simpatizzanti in Paesi come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait; dalle rapine messe a segno sul territorio che man mano veniva conquistato; dal contrabbando del petrolio sfruttando in particolare le risorse petrolifere nei territori dove sventola la bandiera del Califfato.
A quanto sembra, l’ Isis sembra perdere terreno e questo pone diversi interrogativi, tra cui quale sarà la prossima mossa, a cosa si andrà incontro, se avverrà una mutazione. Per rispondere ci siamo rivolti a Elvio Rotondo, country analyst de Il Nodo di Gordio.
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Continua la lettura dell’articolo con l’intervento di Elvio Rotondo, Country Analyst “Il Nodo di Gordio” su L’Indro.it —> ISIS: parabola veramente discendente?