L’ha detto la “Nación”, una delle principali testate giornalistiche argentine in un suo editoriale del 26 luglio: “il sindacalismo protegge chi sta lavorando formalmente, creando maggior rischi per gli imprenditori, riducendo le possibilità di trovare lavoro ai disoccupati“. Ebbene, secondo l’editoriale il lavoro è un costo per le imprese e per l’economia, e la colpa di questo peso è della centralizzazione della contrattazione sindacale, uno strumento obsoleto che l’articolo anonimo della Nación fa risalire al fascismo, presentandolo capziosamente come dannoso.
Basta infatti, fare il nome di Benito Mussolini e affiancarlo all’asse Roma-Berlino per dire che il sindacalismo come forma di corporativismo va contro l’interesse delle imprese e per questo la contrattazione collettiva diventa un altro ostacolo da abbattere. La carta del lavoro del 1927 e i suoi principi diventano un male che perseguita oggi l’economia argentina ed il fascismo l’icona per antonomasia della privazione di qualsiasi diritto.
Per manifestare il proprio dissenso al lavoratore rimane pur sempre lo strumento dello sciopero, asserisce sempre il giornale. E’ vero, in effetti, in Argentina si sta scioperando e manifestando davvero molto, ma la Nación si dimentica di ricordare, che non solo il governo rimane sordo di fronte alle proteste dei lavoratori, ma che addirittura, e in ripetute occasioni, ha minacciato di licenziare chi stava scioperando. Minacce, che grazie anche al veto della legge anti-licenziamento sanzionata in Parlamento poche settimane or sono, si sono spesso trasformate in amara realtà: 160 mila sono i nuovi disoccupati in soli otto mesi di governo.
Il nuovo governo argentino si sta preparando sul solito dettame del giornale la “Nación” a presentare in Parlamento un nuovo decreto per flessibilizzare il sistema lavorativo, attraverso strumenti come il periodo di prova, la contrattazione modulare, i contratti flessibili che vengono spacciati come garanzia per la promozione del lavoro e al tempo stesso per la riduzione dei suoi costi.
Spetta ad un’opposizione poco coesa e spesso allineata con il governo contrastare quest’ennesimo tentativo di retrocesso sociale ed economico. Per agosto è già previsto uno sciopero generale, che potrebbe rappresentare l’inizio per la creazione di un fronte sindacale e politico in grado di affrontare una serie di iniziative del governo che stanno debilitando fortemente il sistema economico argentino, prima fra tutte l’aumento sconsiderato (fino al 1000%) del costo della fornitura energetica, che sta mettendo in gravi difficoltà non solo le famiglie, ma anche le piccole e medie imprese già penalizzate dall’apertura indiscriminata del mercato alle importazioni.
L’Argentina ha cambiato vestito (“Cambiemos” è stato il cavallo di battaglia del partito che ha vinto le elezioni a dicembre) e lo sta mostrando all’Europa: ricordiamo le pubbliche scuse da parte del ministro dell’economia agli imprenditori spagnoli per il “maltrattamento” subito da Repsol da parte dell’ex governo argentino, riferendosi all’operazione Ypf e alla statalizzazione di una risorsa importante come quella del petrolio.
Ricordiamo, altresì, il maldestro tentativo di convincere la ‘dama di ferro’ d’Europa Angela Merkel a mediare con la Francia per rendere più agevole gli accordi per un libero commercio tra Mercosur ed Europa, proposta frenata in diretta dalla stessa leader tedesca asserendo che la questione è un tantino più complicata e che lo stesso ministro dell’agricoltura tedesco la sta analizzando con cautela. Ricordiamo infine, la partecipazione di Macri al vertice dell’AP (Alleanza del Pacifico) lo scorso 30 giugno a Puerto Varas nel Sud del Cile come nuovo paese osservatore dell’alleanza per il libero commercio Sudamericano, i cui membri Cile, Messico, Perù, e Colombia, sono paesi che hanno sviluppato delle economie contrarie a quelle dei paesi facenti parte il Mercosur con una chiara tendenza ad allinearsi sul piano commerciale a Washington, che sta facendo sentire nuovamente il suo peso geopolitico nell’America centro-meridionale.
Mauro Margoni
Corrispondente da Buenos Aires de “Il Nodo di Gordio”