Turchia dopo le Elezioni. Un risultato che ha fatto spendere fiumi di parole e non senza buone ragioni, visto il ruolo strategico che Ankara riveste: tradizionale ponte tra Asia ed Europa, storico presidio dei confini orientali della NATO, e, oggi, cardine imprescindibile per tentare da un lato di debellare la minaccia dello Stato Islamico, dall’altro per tentare di costruire nuovi equilibri in tutto il Medio Oriente. Tuttavia ad ascoltare e leggere i grandi Media italiani si rischia, in questi giorni, di restare frastornati: nomi, sigle, ridde di ipotesi contraddittorie, celebrazioni, analisi che ora enfatizzano la vittoria di Erdogan, ora la minimizzano, allarmi per presunte minacce alla democrazia, e chi più ne ha, più ne metta….insomma, un groviglio difficile da districare. Un labirinto, dove, per orientarsu, può forse tornare utile questa, sintetica, “legenda”.
1.Recep Tayyip Erdogan. Leader storico dell’Akp, il Partito di ispirazione islamica “moderata” che guida la Turchia da dodici anni. Oggi è Presidente della Repubblica, e, come tale, avrebbe dovuto tenersi fuori dall’agone elettorale. Invece è sceso in campo, con tutto il suo peso ed il suo prestigio, per cercare di rimediare al risultato elettorale dello scorso 7 Giugno che aveva visto, per la prima volta, l’Akp perdere la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, costringendolo, dopo infruttuosi tentativi di coalizioni con i partiti dell’opposizione, ad indire nuove elezioni a soli sei mesi di distanza. Il risultato lo ha premiato, ridando all’Akp la maggioranza assoluta, 315 seggi, abbastanza per governare, ancora una volta, in solitudine. Ma non sufficienti per poter modificare la Costituzione turca in direzione presidenzialista – su modello statunitense – come era nei disegni di Erdogan.
2.Akp. Il Partito del Progresso e dello Sviluppo. E’ il partito di ispirazione islamica che siamo soliti definire “moderata”, ma che, recentemente, viene accusato da molti Media occidentali di simpatizzare con il radicalismo jihadista e addirittura con lo Stato Islamico. In realtà le sue radici affondano nella tradizione religiosa e culturale turca, il cui Islam presenta caratteri profondamente diversi da quello arabo e, soprattutto, dalle correnti radicali salafite e wahabite. Un Islam illuminato dal misticismo dei Sufi, meno legato a forme dottrinarie rigide e più aperto alla modernità per retaggio della storia ottomana. Nel tempo è divenuto il rappresentante, oltre che dei ceti popolari e di quelli delle province interne, anche e soprattutto della nuova classe media, della borghesia imprenditoriale che, pur essendo tendenzialmente “laica”, vi ha visto la forza politica capace da un lato di dare stabilità al paese, dall’altro di promuoverne lo sviluppo economico ed industriale.
Tanto che, nonostante le difficoltà degli ultimi anni dovute a riflessi della crisi internazionale, la Turchia è divenuta uno dei paesi industriali emergenti secondo le stime di tutti gli analisti economici e finanziari, quei paesi che vengono sintetizzati nell’acronimo MIKT (Messico, Indonesia, Korea, Turchia) inventato dalla Goldman Sachs per significare le potenze industriali dei prossimi decenni. Questa convergenza di interessi ha fatto del Akp un potentissimo collettore di voti, ed ha permesso ad Erdogan di mobilitare l’elettorato trionfando alle ultime elezioni. Tuttavia non si deve credere che sia un partito monolitico, totalmente dominato da quello che i Media chiamano “il Sultano”. In effetti è una forza con diverse anime, e, oltre ad Erdogan, vi è anche un altro uomo forte: l’ex Presidente Abdullah Gul che incarna l’anima più aperta al dialogo e più disponibile all’accordo con le altre forze politiche minoritarie. Gul al momento sta alla finestra, ma potrebbe tornare in campo se l’irrigidimento della politica dell’attuale Presidente e del suo capo del governo, Davutoglu, rischiasse di provocare un crescente isolamento di Ankara sulla scena internazionale e di acuire le tensioni interne.
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Continua la lettura dell’articolo a cura di Andrea Marcigliano, Senior fellow, de “Il Nodo di Gordio”, per intelligonews.it -> Il futuro del Sultano: piccolo dizionario per orientarsi nella Turchia del dopo elezioni