Questo è uno dei titoli con cui la stampa turkmena ha commentato la visita di Stato del Presidente Gurbanguly Berdimukhamedow a Roma, dove ieri ha incontrato il Premier Silvio Berlusconi. Il Turkmenistan è un paese turcofono dell’Asia Centrale, il cui territorio è per la massima parte occupato dal vasto deserto di Karakum. Tradizionalmente dedito all’agricoltura e all’allevamento oggi è un uno dei massimi produttori di gas naturale e petrolio. Paese ricco di storia, i suoi abitanti discendono delle tribù oghuze (un ramo della vasta famiglia turca), precedentemente stanziate nell’attuale Mongolia, giunte in loco verso l’VIII secolo. Ultimo a sottomettersi ai russi nel 1884, al crollo del comunismo in URSS conseguì l’indipendenza nel 1991 sotto la guida dell’ex Presidente Saparmyrat Nyyazow, in precedenza Segretario del Partito Comunista Turkmeno.
Eletto plebiscitariamente Presidente della Repubblica, nel 1990, assunse anche la carica di Primo Ministro e nel 1999 fu proclamato Presidente a vita. Lo stesso Partito comunista, trasformatosi in Partito democratico continuò ad esercitare un ruolo egemone nella vita politica del Paese. A questo punto Nyyazow assunse l’epiteto di Turkmenbashy (ovvero capo, leader dei turkmeni, titolo che sembra in qualche modo ispirarsi a quello di Ataturk, il “padre dei turchi”). Instaurò nel paese un governo autoritario, caratterizzato da un culto ossessivo e smodatamente eccentrico della personalità nonché da una centralizzazione assoluta del potere. Nyyazow cambiò il nome dei mesi dell’anno e dei giorni della settimana con quelli della sua famiglia. I suoi ritratti vennero esposti ovunque ed in tutto il paese vennero costruite delle statue dorate riproducenti la sua effigie, una delle quali ad Ashgabat, gira seguendo la rotazione del sole. Ma forse la più originale delle sue innovazioni fu il componimento del Ruhnama, una sorta di epopea autoreferenziale intrisa di aforismi e rivisitazioni storiche che venne accostata al Corano, insegnata a scuola e coattamente introdotta nella vita pubblica. Ad ogni modo i primi anni Novanta furono caratterizzati da una situazione economica piuttosto difficile. Nel 1996 fu stipulato un importante accordo con Mosca per la vendita di gas naturale ai paesi della CSI. Tuttavia, Nyyazow si adoperò per una diversificazione delle relazioni internazionali, avviando rapporti politici, economici e culturali con l’Iran e la Turchia. Poco prima della propria morte, avvenuta nel dicembre 2006, iniziò una serie di trattative con la Cina, annunciando la costruzione di un gasdotto finalizzato a trasportare l’idrocarburo verso il gigante asiatico.
Nel 2007 subito dopo la sua elezione, il neo-Presidente Gurbanguly Berdimuhammedow cercò di riportare il paese alla normalità, smantellando il culto della personalità instaurato da Nyyazow ed abrogando gran parte delle eccentriche bizzarrie imposte. Quindi, intraprese una serie di riforme economiche, politiche e sociali per il miglioramento delle condizioni e gli standard di vita della popolazione, dichiarando per il Turkmenistan le priorità di costruire uno stato democratico e passare ad un’economia di mercato. Inoltre proseguì sulla linea della diversificazione delle relazioni intrapresa dal predecessore, dando il via nel 2008 ai lavori di costruzione del gasdotto sino-turkmeno, sottoscritti con la PetroChina Ltd, che vedranno la consegna del tratto orientale nel 2011. L’incontro di Roma ha toccato i temi inerenti alla cooperazione bilaterale, soprattutto energetica. Un grande interesse per il mercato degli idrocarburi turkmeno lo sta dimostrando l’ENI, presente in Turkmenistan dal 2008, paese con cui l’Italia ha istaurato relazioni diplomatiche fin dal 1992 e di cui è l’ottavo partner commerciale. Il volume corrente degli scambi ammonta a più di 385 milioni di dollari. Tuttavia Un nodo cruciale che, sebbene non subito, potrebbe delinearsi all’orizzonte è quello dell’antagonismo fra il gasdotto Nabucco, la cui funzionalità dipende proprio dall’accesso alle riserve di gas turkmene (oppure iraniane) che dovrebbe rifornire l’Europa con il gas della regione caspia bypassando la Russia, e il suo progetto rivale, il South Stream, alla cui realizzazione l’ENI è compartecipe con la russa Gazprom. Una risposta potrebbe venire da una dichiarazione di qualche mese fa di Medvedev, il Presidente russo, il quale ha affermato che i due progetti non si escludono a vicenda; del resto le vie della cooperazione sono infinite.
Ermanno Visintainer