Jihad, a seconda delle letture “lo sforzo”, ad indicare la tensione interiore verso la perfezione spirituale.
Questa è però l’interpretazione propria del sufismo, la corrente – ma meglio sarebbe usare il plurale “correnti” – mistica ed esoterica interna all’Islam. Sufismo che molti altri, nel seno del moderno islamismo, considerano ormai come una forma ereticale, e combattono in ogni modo, anche con la violenza.
Tant’è vero che, dove ha preso piede quello che noi occidentali chiamiamo l’islamismo radicale o fondamentalista, ovvero i seguaci delle scuole salafita e wahabita, i sufi vengono perseguitati e dispersi. Sta accadendo nel mondo arabo, in Iraq e Siria, ed anche nel Caucaso, dal Dagestan alla Cecenia, e in Asia Centrale, ove opera l’IMU (il Movimento Islamico dell’Uzbekistan) che aspira a creare un Califfato con capitale nell’antica Samarcanda.
Continua la lettura dell’articolo di Andrea Marcigliano, senior fellow de “Il Nodo di Gordio” —> Chi sono, cosa fanno e credono i tanti Califfi