Сходства некоторых гидронимов Республики Адыгея и Трентино-Альто-Адидже: совпадение или исход исторических контактов
Un saggio del prof. Ermanno Visintainer pubblicato in russo e in inglese per il Federal State Budgetary Educational Establishment of Higher Education “Maykop State Technological University”, dedicated to the 150th anniversary of the end of the Caucasian War (May 19-21 – Maykop 2014).
Una premessa doverosa, prima di affrontare un tema complesso come questo, è che parlare di simmetrie o parallelismi e, soprattutto, omofonie fra regioni così lontane non tanto nello spazio, quanto piuttosto nel tempo, non è cosa né facile né scontata. Il rischio è di essere tacciati di superficialità metodologica, mancanza di acribia, di essere relegati alla schiera dei paretimologisti o degli pseudoetimologisti.
Rischi che intendiamo certamente accollarci tenendo conto, però, d’illustri precedenti storici dovuti alla casualità o all’improvvisazione, quali la “Stele di Rosetta” che consentì la decifrazione dei geroglifici egizi o, alla dilettantistica scoperta di Troia da parte di Heinrich Schliemann. Fatti che diedero una svolta alla storiografia ufficiale, che – come noto – per svariati motivi sovente è stagnante e restìa a mutare i propri assiomi, specialmente in ambito linguistico.
Infatti, nonostante la presenza, in Europa occidentale, di lingue storicamente importanti come le ugro-finniche e, soprattutto, di una lingua che per la sua inossidabilità dinanzi ai millenni vanta una solidità paragonabile a quella delle Piramidi d’Egitto. Una lingua, da alcuni definita, na-dene caucasica, classificazione che menziono soltanto per puntualizzare la sua arcaicità precedente all’assimilazione ed all’omologazione da parte dell’indoeuropeo.
Questa lingua è il basco. Ebbene nonostante tutto ciò, a livello accademico si fa fatica ad ammettere tali presenze, così come le loro interrelazioni. Al punto che uno studioso italiano di fama internazionale come Massimo Pallottino, esperto di lingua etrusca, un altro idioma dell’Europa preindoeuropea, era totalmente restìo a confrontarla con il basco, che – a quanto pare – invece, ha lasciato tracce negli idronimi, toponimi e fitonimi di mezza Europa. Uno per tutti marrubi che significa fragola sia in basco che in sardo, lingua italica.
A tale preambolo intendo anche allegare un aneddoto che, pur essendo privo di attendibilità scientifica, mi pare significativo al fine di introdurre il motivo che personalmente mi avvicina alla Repubblica di Adighezia. O che, quantomeno, mi ha indotto a sensibilizzarmi ed intraprendere questo tipo di ricerca.
Una quindicina di anni fa mentre mi trovavo a Francoforte in Germania, avendo scelto un ristorante turco, seduto al mio tavolo mi accingevo ad ordinare un menu.
Il cameriere non aveva un aspetto turco, bensì centrasiatico, così incuriosito gli chiesi da dove provenisse, se fosse kazako, uzbeco o di qualche paese limitrofo. Lui mi rispose laconicamente che era circasso.
Al che replicai se fosse di etnia Balkar o Karaçay. Lui rimase stupito dalla mia domanda e subito domandò: “Ma come fai a sapere queste cose?” Io risposi che ero turcologo. “Ah bene disse, sì sono uno di questi ma sono anche Adyge e parliamo adygebze”. A quel punto rimasi stupito io, e lui disse: “Se sei venuto a sapere dell’esistenza delle due etnie che hai citato, nei tuoi studi troverai anche il significato del termine Adyge”, ed integrò dicendo che si trattava di una lingua caucasica nord-occidentale. Alla fine aggiunse: “Da noi c’è una leggenda. Racconta che in tempi molto antichi una parte del nostro popolo migrò verso l’Italia dove c’è un fiume che si chiama Adige”. Al che replicai subito: “Ma io vengo proprio da lì!”.
Ora il tema che mi accingo a sviscerare riguarda le analogie o omofonie fra idronimi della Repubblica di Adighezia e il Trentino-Alto Adige. Saranno delle casualità? Forse, ma quando le coincidenze sono almeno tre, le prospettive all’orizzonte cominciano ad assumere delle connotazioni diverse.
Le omofonie in questione sono le seguenti: il topo-etnonimo Адыгэ-Adyge, in circasso e rispettivamente l’idro-toponimo Adige, in italiano. Un altro fiume della Repubblica di Adighezia che, sempre in circasso, si chiama Фэрз-Fers (Сосуркай) trova un corrispettivo Fersina in Trentino, quindi il Сахрай-Sakhray (detto anche Уздычиш-Uzdyčiš), che sempre in Trentino trova un’assonanza con il torrente Sarca.
È ovvio che dimostrare una parentela diretta di tali idro-toponimi sia cosa abbastanza ardua, tuttavia metodologicamente cercherò di affrontare la sfida facendo leva sulla transitività di certi studi. Ovvero appellandomi agli studi del linguista tedesco Theo Vennemann, coautore assieme a Elisabeth Hamel dell’articolo: Vaskonisch war die Ursprache des Kontinents e della monografia: Les origines linguistiques du basque dello studioso francese Michel Morvan .
Vennemann esordisce così la sua disamina:
In vielen europäischen Fluss- und Ortsnamen stecken mit dem Baskischen verwandte Wörter. Die Namen wurden bald nach der letzten Eiszeit vergeben. In ganz Europa sind die Menschen noch heute mit den Basken, einem vorindogermanischen Volk, eng verwandt .
In sostanza Vennemann sostiene l’assoluta arcaicità degli idronimi, toponimi e idro-toponimi, innanzitutto tedeschi ma altresì dell’intera Europa occidentale, desemantizzandoli dal contesto linguistico cui appartengono per ricondurli al proto-basco. Un esempio la voce Eber in tedesco cinghiale o verro, componente essenziale di molteplici idronimi e toponimi, Venneman la rapporta al basco ibar, valle. Che è poi il termine da cui deriva il coronimo Iberia, intesa come Penisola Iberica ma anche un nome dato dagli antichi Greci e Romani alle regioni orientali e meridionali dell’odierna Georgia. Tuttavia nel contempo un idronimo della Serbia.
Michel Morvan, da parte sua, analizza a fondo il substrato linguistico euro-siberiano presente nella lingua basca, giungendo a conclusioni che sono veramente strabilianti.
Uno degli aspetti maggiormente salienti dello studio di Morvan riguarda la legge di Ramstedt , il grande altaista finlandese.
Gustaf John Ramstedt confrontando comparativamente l’esito di alcune parole in lingue come: lappone, finnico, ungherese, samoiedo, turcico, mongolo, manciù e tunguso, ne evince una legge di rotazione consonantica. Morvan trova alcune parole in basco, fra cui erhi – pollice, mongolo idem, che entrano a pieno titolo nella menzionata legge . Quindi termini come eme, ar , omofoni al proto-turco em, er .
Quanto dimostra Morvan, apre degli scenari nuovi sulla protostoria europea. Se i proto-baschi hanno avuto dei contatti – e la presenza di isolessi, di isomorfismi uralo-altaici ne è una prova inconfutabile – con l’Asia, ciò significa che le origini culturali e linguistiche dell’Europa sono più complesse di quanto si credi. Inoltre ciò scalfisce ed inficia una rigorosa interpretazione di una genesi autoctona della civiltà europea.
Tamara V. Polovinkina ad esempio, citando i lavori dell’archeologo V. I. Markovin, parla di relazioni fra i dolmen presenti nel Caucaso occidentale e nella Penisola Iberica o in Portogallo . Senza dimenticare i Liguri, popolo paleo-italico che Strabone, citando Esiodo, riferisce essere tra i più antichi abitanti dell’Occidente e che lo studioso Aytek Namıtok, nel suo volume “Les Origines des Circassiens”, afferma essere presenti anche in Caucaso, nella Colchide .
Parlando di Italia una lingua, anzi due lingue delle quali s’ignora la classificazione, sono rispettivamente l’etrusco e il retico. E soprattutto sulla prima lingua c’è chi ipotizza influenze lessicali uralo-altaiche.
Tutto ciò è certamente rivoluzionario.
Se tali influenze, tali isolessi hanno potuto lambire una lingua così arcaica ed estrema, sebbene verosimilmente in passato più estesa di quanto si possa immaginare e malgrado i dubbi dell’etruscologo Pallotino certamente questo potrà avallare anche la tesi dello studioso Mario Alinei sulla lingua etrusca . Alinei individua una serie di turcismi e magiarismi in etrusco: innanzitutto l’origine turcica dei principali termini magistratuali.
1. Zila, cf. old Turkic yula, žula, Hungarian gyula, order and bringer of light
2. Canthe (hendiadys with Zila, leaders of Etruscan community), cf. old Turkic Kündü, künde, kändä guide .
3. Purth (double-headed ax) cf. Chuvash purta : ax. Symbol of power in Etruscan society, at the base of the Latin word balteus, from which the English belt: the belt that moves the ax .
4. Tarkhun, cf. old Turkic Tarqan, Wise. Tarχun ancient Turkic magisterial title (hence Tarquinia) .
5. Cep-Xev-Kep (honorific ensign) cf. old Turkic kib, Mongolian xev , Hungarian kép , image, example.
Gli Etruschi furono annoverati fra i “Popoli del mare”.
La prima menzione di queste genti compare in un’iscrizione di Menemptah (1225 a.C.) che ricorda la sua vittoria su una prima ondata d’invasione.
Costituiti da cinque gruppi: Eqweš o Akawaša, Tereš o Turša, Šardana o Šerden e Šekleš o Šakalaška . Furono un popolo di stirpe non indoeuropea, stanziato nella parte settentrionale dell’Anatolia. Questa identificazione sembra avvalorare il racconto di Erodoto circa l’origine anatolica di questo popolo. Un’indicazione dei rapporti con una popolazione di Tirreni o Etruschi col mondo mediterraneo orientale sembrerebbe fornita altresì dall’iscrizione di Lemno, rinvenuta nel 1885, in cui è attestato un dialetto simile alla lingua etrusca. Nella loro lingua si chiamavano Rasena o Rasne, in greco Tyrsenoi col significato di “Tirreni” e poi “Etruschi”, abitanti della Τυρσηνίη, Türsenìe, “Etruria”.
Quanto al retico, Ferruccio Bravi, uno studioso italiano, nella sua monografia sulla lingua dei reti , esordisce scrivendo:
“risalire all’alba dei popoli è andare verso l’ignoto. Quando si va indietro nel tempo, la trama della storia si fa più rada, il filo della tradizione si spezza, i reperti non dicono più nulla. È allora che l’indagine linguistica ci viene in aiuto” .
Riguardo ai Reti possiamo dire che erano un popolo insediato sui due versanti – adriatico e danubiano – delle Alpi orientali (retiche).
Reita è anche teonimo, mentre Reto è un eponimo. Lo storico Plinio attribuisce ai Reti un’etnogenesi etrusca, confermata – parrebbe – dalla lingua. E prescindendo da altri elementi, esulando questi dalle nostre competenze, è proprio alla lingua che faremo riferimento onde identificare il fenomeno in questione. Quindi partiremo dall’accostamento tra le due lingue: la retica e l’etrusca che tutti gli studiosi sono concordi nel considerarle lingue tipologicamente affini.
La regione in cui scorrono i fiumi le cui assonanze ci evocano gli idronimi ed il coronimo della Repubblica di Adighezia si trovano pertanto nella Rezia storica. Raetia in latino era il nome di una provincia dell’Impero Romano, comprendente i territori alpini e subalpini compresi fra l’odierno Trentino-Alto Adige, la Baviera meridionale, parte della Svizzera, dell’Austria occidentale.
Innanzitutto l’idronimo e topo-idronimo: Adige, Etsch in tedesco Adeś in ladino e Ades in trentino, Athesis in latino, Atheses, Άθεσης in greco antico, è un fiume dell’Italia nordorientale. Nasce presso il Passo Resia (Reschenpass) nell’Alta Val Venosta (Obervinschgau) in Alto Adige – anche questo un toponimo che ci ricorda sia l’etnonimo Reti che Rasena o Etruschi – e sfocia nel Mar Adriatico, in località Isola Verde.
A prescindere dalla pronuncia palatalizzata dell’italiano, l’assonanza con il coronimo Adygea è lapalissiana, sebbene spiegarne le ragioni non sia altrettanto facile. Sta di fatto che lo studioso circasso Met Çünatıko Yusuf İzzet , per sviscerare l’etimologia di tale etno-toponimo, esordisce riconducendoci a Giasone e agli argonauti, al mitico re Aet o Aëtes .
Un antroponimo che ci evoca un’assonanza con il toponimo di “Este” (in epoca romana Ateste) dal summenzionato nome latino e greco del fiume Adige. Una cittadina situata sul versante meridionale dei colli Euganei, 32 km da Padova e 24 da Rovigo. Quindi, attraverso un’articolata disamina filologica, alla ricostruzione di una possibile etimologia dell’etno-toponimo Adyge (Atixe, Atikxe, Atti-khe etc.).
Met Çünatıko Yusuf İzzet, peraltro, offre una sorta di giustificazione del racconto del cameriere che conobbi in Germania, allorché scrive che il popolo dei Cimmeri (precedentemente identificati con i proto-circassi) si divise in due parti: una rimase nelle regioni montagnose del Caucaso, mentre l’altra migrò verso occidente, verso l’Europa centrale, quindi verso la Gallia e successivamente la Britannia e l’Irlanda dove toponimi, oronimi, idronimi ed antroponimi ne forniscono la prova . Una per tutte: l’assonanza del coronimo Cabardinia con il toponimo scozzese Aberdeen.
Senza entrare troppo nello specifico, dell’identificazione dei Cimmeri con i Circassi ne parla anche Aytek Namıtok, aggiungendo come essi fossero giunti fino in Italia . Ancora oggi in Trentino e nelle attigue province di Vicenza e Verona, esiste una minoranza etno-linguistica germanofona definita cimbra (Zimbar), la cui origine è abbastanza controversa. Peraltro, in Trentino esiste anche il toponimo Cembra: Val di Cembra e il suo capoluogo.
Per quale motivo tali migrazioni interessarono l’Italia e nella fattispecie l’attuale Trentino? Un merito degli Etruschi fu quello d’aver dato un forte impulso all’attività metallurgica che ha costituito la prima fonte di arricchimento e di progresso in termini di civiltà. Mentre il Trentino è sempre stato un territorio sul quale era sviluppata una massiccia attività metallurgico-mineraria. Quivi i Reti costituirono punto d’incontro dei traffici tra il mondo mediterraneo e l’Europa centrale.
Infatti, il sito dei Montesei di Serso, situato nella Valle del Fersina, risalente alla seconda metà del III millennio a.C., è da mettere in relazione all’attività di gruppi di minatori e fonditori interessati allo sfruttamento dei giacimenti cupriferi. Inoltre il Trentino fino al XV-XVI secolo, nel continente europeo, rappresentava l’epicentro, il fulcro dell’estrazione dell’argento. Possedeva pertanto un’importanza geoeconomica paragonabile a quella che oggi hanno i Paesi produttori di petrolio. Un’importanza posseduta fin dall’antichità più remota che probabilmente spiega il motivo della parentela fra Reti ed Etruschi, essendo questi ultimi i protagonisti della storia italica pre-romana.
Passando dunque al fiume o torrente Фэрз-Fers, che abbiamo comparato con l’epicorio trentino Fersina, anche qui siamo di fronte ad un idro-toponimo essendo Pergine il nome del capoluogo di valle .
L’etimologia è incerta ma molti studiosi la riconducono a Fersina, tant’è che in tedesco si dice Fersen che è sia toponimo sia idronimo. La tesi è avallata dalla presenza in loco di altri toponimi assonanti con questo come Falesina < Fersina e Serso, secondo Giulia Mastelli Anzilotti, da una radice preromana, prelatina rispettivamente pers-fers e ser-sor significanti lo scorrere dell’acqua . Una rotazione consonantica più che legittima e rientrante in quella legge di Ramstedt citata all’inizio. Per via della sua lapalissiana evidenza non possiamo esimerci dall’accostamento di questa radice con la voce verbale circassa фэрзэн-ferzen avente il significato di: muoversi velocemente. Un ambito semantico affine a quello dello scorrere dell’acqua.
Una formulazione, un’asserzione assai forte questa, la cui veridicità getterebbe una luce nuova non soltanto sulla microstoria trentina ma suffragherebbe ulteriormente l’accostamento Cimmeri-Cimbri sostenuto da Aytek Namıtok.
La Valle del Fersina, peraltro, è una valle dove sono presenti gli insediamenti retici più antichi, come quello dei Montesei di Serso. Inoltre è un territorio legato dall’alba dei tempi alla metallurgia e all’attività estrattiva mineraria.
Volendo inserire questo dato in un macrocontesto na-dene caucasico e altaico, sulla falsariga degli studi di Venneman e Morvan, allegheremo un confronto con la voce verbale basca urustu dal significato analogo a quello del verbo circasso e la voce mongola урсах-ursakh , scorrere. Entrambi aventi la radice urs, metatesi del toponimo Serso < sers, oltre che verosimilmente, protasi o rispettivamente apodosi di una rotazione consonantica ser-her-fer?
Riguardo al toponimo Fersina, onde avallare ulteriormente la sua genesi etrusco-retica, c’è da dire che nella versione Felsina (etr. Felzna) è anche il nome etrusco della città di Bologna, attestato da Plinio il Vecchio:
« Intus coloniae Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset… »
« Dentro la colonia Bologna, chiamata Felsina quando era la principale dell’Etruria… »
Un toponimo che sotto varie forme è ancora presente in molte località italiane.
L’ultimo idronimo che analizzeremo è Сахрай-Sakhray e Sarca. L’assonanza qui però vale nella misura in cui postuliamo una metatesi.
Sarca in Trentino è idro-toponimo poiché, lungo il suo corso, molteplici sono i toponimi che presentano mutamento fonetico o rotazione consonantica: Sarche, Ponte Arche, Arco < sarχ-χarχ-‘arχ.
Anche ad esso viene attribuita la radice ser-sor col significato di scorrere , tuttavia in loco l’assonanza più diretta è con un altro corso d’acqua che scorre più a nord, nella provincia di Bolzano, in alto Adige, l’Isarco, Eisack in tedesco, Isarch in ladino , Isarcus in latino, Isarchos –Ίσαρχος in greco antico. Evidente la presenza di una vocale in posizione protetica i-sarχ.
Quasi a confermare l’etimologia na-dene caucasica degli idronimi di quest’area dell’Europa.
Tuttavia c’è da dire che l’omologo circasso possiede un significato nella sua lingua ma non in presenza di metatesi. Infatti, esso sembrerebbe derivare dalla voce сэхъ, brina, gelo che unito al fonema interfissale R ed ad un suffisso accumulativo –iy/je da luogo all’idronimo.
È evidente che per supporre un isomorfismo qui dovremmo veramente ipotizzare che questi Cimmeri o Protocircassi fossero giunti in Italia, influenzando l’idronomia locale. Come a dire che Sarca è una metatesi di Sakhray e non viceversa.
Detto questo, l’etimologia ovvero la possibile ricostruzione etimologica non ci può offrire ulteriori elementi. È già molto, soprattutto sono sorprendenti queste assonanze di ben tre idro-toponimi di due territori così lontani.
Ermanno Visintainer
Bibliografia:
Ferruccio Bravi, La lingua dei Reti, Bolzano, 1980.
Mario Alinei, Etrusco: una forma arcaica di ungherese, Bologna, 2003.
Massimo Pallottino, Enc. Popoli e Civiltà dell’Italia Antica, Lingue e Dialetti, 1978.
A. Trombetti, La Lingua Etrusca, Firenze, 1928.
Giulia Mastelli Anzilotti, Toponomastica Trentina, Trento, 2003.
Michel Morvan, Les origines Linguistiques du basque, Bordeaux, 1996
Articolo di Theo Vennemann, Vaskonisch war die Ursprache des Kontinent, http://www.spektrum.de.
Met Çünatıko Yusuf İzzet, Kafkas Tarihi, Volume I, Ankara, 2008.
Met Çünatıko Yusuf İzzet, Kafkas Tarihi, Volume II, Ankara, 2008.
Aytek Namıtok, Origines des Circassiens, Volume I, Ankara, 2009.
Aytek Namıtok, Origines des Circassiens, Volume II, Ankara, 2009.
Ilari Zubiri, Gramàtica didàctica del euskera, Bilbao, 2000.
Ibrahim Canot-Nurbiy Lovpaçe, Kafkas Dolmenleri ve Mısır Piramidleri, Ankara, 2009.
V.V. Piotrovski, “Meotlar Adıgelerin Ataları”, Ankara, 2011.
Ruslan Betrozov, Çerkeslerin etnik tarihi, Ankara, 2009.
Ringrazio il prof. Visintainer per questo interessante studio sugli idronimi. Sono nato a S. Genesio (BZ) nel ’49, enologo e mi interesso dei Cimbri da quando Bepo Sebesta mi disse che il mio cognome derivava dalla contrada Rotz di Gallio (VI) comune di origine paterna (ho madre ladina di Colle S. Lucia, BL). Rotz è termine cimbro riferito al cavallo da tiro e rotzi erano gli allevatori di cavalli. Le mie modeste ricerche sui Cimbri mi hanno ovviamente portato nello Jutland, ai Campi Raudii e all’Altopiano di Asiago, dove molti toponimi sono di origine norrena.
Sarei lieto di conoscere qualche eventuale studio da Lei condotto in merito.
Grazie per l’attenzione e con cordialità saluto
Angelo Rossi
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