ISTANBUL – “Asrın lideri, asrın projesi”: il leader del secolo, il progetto del secolo. Il leader sui manifesti comparsi a Istanbul dall’inizio di ottobre è il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan, il progetto è il Marmaray: il tunnel ferroviario sotto il Bosforo inaugurato martedì 29 ottobre, nel novantesimo anniversario della repubblica fondata da Atatürk. Lo ha realizzato un consorzio turco giapponese – Tensei, Nurul, Gama – in 9 anni, ma l’idea è vecchia di 153: il primo a pensarci seriamente fu infatti il sultano ottomano Abdülmecid I nel 1860, il progetto mai realizzato venne preparato dall’ingegnere francese Simon Préault. La grande riproduzione in maioliche di Iznik di quel primo e sorprendente disegno – una condotta sottomarina retta da piloni poggiati sul fondo del mare – oggi campeggia nella stazione di Üsküdar, l’ultima sulla sponda asiatica: a 1387 metri e ormai a quattro minuti da Sirkeci ed Eminönü, su quella europea.
Il presidente Abdullah Gül, nel suo intervento durante la cerimonia ufficiale, lo ha definito “una meraviglia architettonica”: è formato da undici elementi in cemento armato ignifugo posate su di una trincea appositamente scavata a 62 metri di profondità e poi ricoperti; è capace di resistere a terremoti di magnitudo 7.5, la faglia poco distante suscita preoccupazioni e perplessità sui sistemi di sicurezza in caso di catastrofe: il ministro dei trasporti Binali Yıldırım – durante una precedente visita per la stampa – lo ha però presentato come “la costruzione più sicura di Istanbul”. A entrare per adesso in funzione è un primo tratto di 13,6 chilometri, da Ayrılıkçeşme sulla sponda asiatica a Kazlıçeşme su quella europea: cinque stazioni di cui tre nuove e sotterranee, diciotto minuti di percorrenza di cui quattro sott’acqua; nelle prime due settimane non si è pagato il biglietto, i curiosi l’hanno preso d’assalto (con qualche disguido il primo giorno): entusiasti e impauriti, tra chi armeggiava con l’iphone e chi si raccoglieva in preghiera prima di affrontare il tunnel.
I lavori sono partiti il 9 maggio 2004, ma hanno subito quattro anni di ritardi a causa delle scoperte archeologiche a Yenikapı: il porto di Teodosio, con trentasette relitti di varie epoche; perfino un insediamento neolitico, vecchio di 8500 anni. La stazione è stata arricchita da fregi ispirati ai materiali rinvenuti e plastici che illustrano le stratificazioni; dovrebbero nascervi – secondo le intenzioni della municipalità di Istanbul – un parco archeologico e un museo per preservare le strutture ed esporre i reperti più preziosi. Il Marmaray – Marmara come il mare, ray binario in turco – avrà però un’estensione decisamente maggiore: 76,3 chilometri da Gebze (periferia orientale) ad Halkalı (periferia occidentale), che verranno completati – ammodernando in realtà la linea pre-esistente – nell’arco di due anni; trasporterà un milione e mezzo di passeggeri al giorno con punte di centocinquantamila all’ora, lascerà transitare treni merci di notte.
Il progetto ha però una rilevanza anche nazionale e internazionale. Verrà aggiunto infatti un terzo binario, destinato all’alta velocità: per un collegamento con la linea interna in fase di grande espansione – undicimila chilometri progettati, per un investimento complessivo di 45 miliardi di lire turche (16 miliardi di euro) – e il proseguimento fino in Cina grazie alla messa in opera della Baku-Tbilisi-Kars; in Turchia la chiamano ipek demiryolu, una più moderna e tecnologica via della seta: dalle carovane alle rotaie.
I grandi interventi infrastrutturali sono stati al centro dei discorsi, durante la cerimonia di inaugurazione in riva al mare a Üsküdar, di Gül e del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan. Il presidente ha fatto riferimento al “periodo di stabilità e fiducia” creato dal Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) negli ultimi undici anni, il capo del governo a quanto attivato o in via di realizzazione: autostrade, linee ferrate, porti, aeroporti. Lo stesso ministro Yıldırım, parlando ai giornalisti, si era circondato di disegni e rendering; il Marmaray è infatti solo uno dei cinque elementi destinati a formare il corridoio est-ovest: i due ponti sul Bosforo costruiti in passato, il tunnel ferroviario, il terzo ponte e un secondo tunnel sottomarino – stavolta stradale, di 5,4 chilometri (Avrasya) – che dovrebbero essere aperti nel 2015.
La linea da Gebze ad Halkalı ha comportato una spesa di circa 4 miliardi di dollari, comprensivi del materiale rotabile fornito – in co-produzione con un’azienda turca – dai coreani di Hyundai Rotem; i finanziamenti sono arrivati in cospicua parte dalla Banca europea per gli investimenti, dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, dalla Banca giapponese per la cooperazione internazionale. Insieme al presidente della Somalia e al primo ministro di Romania, l’ospite d’onore è stato infatti Shinzo Abe: che ha proposto – scherzando, ma non troppo – un’ulteriore estensione ferrata e sottomarina fino a Tokyo; Erdoğan, amante delle sfide architettoniche e ingegneristiche, ha risposto “si può fare”.
Nel corso di una precedente visita a maggio, i due paesi avevano siglato un accordo preliminare per l’istituzione di un Alto consiglio di cooperazione strategica; durante quella di fine ottobre hanno perfezionato l’intesa per la costruzione di una centrale nucleare – un contratto da 22 miliardi di dollari – affidata a un consorzio franco-giapponese (GDF-Suez, Mitsubishi, Itochu) e hanno pianificato l’istituzione di un’università congiunta per le scienze e l’alta tecnologia. Un rapporto solido, un tassello in più nel progetto geopolitico e geoeconomico della Turchia: più connessa, più moderna, più ricca.
di Giuseppe Mancini
Corrispondente da Istanbul
per approfondimenti:Marmaray – Quel tunnel sottomarinodi Andrea Marcigliano su Intelligonews.ithttp://www.intelligonews.it/marmaray-quel-tunnel-sottomarino/