Una Fondazione che si occupa professionalmente di geopolitica – ed è una rarità in Italia dove prevale il pressapochismo – e che ha un patrimonio composto prevalentemente da opere d’arte donate da pittori e scultori, poteva ignorare l’arte al termine dell’incontro annuale in cui si è discusso di rapporti internazionali, di guerre in corso o potenzialmente in arrivo, di economia globale e locale? Certo che no.
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