La vittoria, risicata, di Nicolas Maduro per la presidenza del Venezuela ha sorpreso gli osservatori che avevano attribuito al delfino di Hugo Chavez un margine decisamente più ampio. Invece Henrique Capriles, leader dell’opposizione, ha sfiorato il ribaltamento della situazione politica del Paese latino-americano.
Al di là delle immancabili polemiche relative a presunti brogli, intimidazioni o quant’altro, è evidente che il Venezuela ha dovuto affrontare l’inevitabile problema della successione politica dei lider carismatici latino-americani. Hugo Chavez aveva carisma, Madero no. Non è una questione da poco in un Paese dove anche Capriles – secondo la valutazione di Fausto Bertinotti che ha partecipato alle elezioni venezuelane in veste di osservatore internazionale – è molto più a “sinistra” rispetto alle logiche italiane. L’America Latina ha superato da tempo questa contrapposizione ottocentesca di stampo europeo e gli scontri sono basati su altre distinzioni.
Filo statunitense Capriles, filo cubano Maduro? Vero, ma non basta. Soprattutto non basta collocare il Venezuela nella ristretta orbita dell’Avana. Non a caso a felicitarsi con il neopresidente sono stati non soltanto i vertici di Cuba, ma anche quelli dei Paesi amici dell’America Latina, da Correa a Cristina Kirchner e, ancor più significativo, i leader di Russia e Cina. E Putin ha già chiesto a Maduro di rafforzare la partnership con Mosca.
Caracas diventa sempre più strategica nello scacchiere internazionale perché rappresenta la testa di ponte di un’alleanza transoceanica in funzione anti-Usa. Se Capriles – che ha chiesto il riconteggio dei voti, dicendo di non accettare il risultato che lo vede sconfitto per poco più di 200mila schede – avesse vinto, Washington avrebbe potuto ricominciare a guardare all’America Latina come al suo tradizionale giardino di casa, ripartendo dal Venezuela per un’offensiva politica ed economica verso i Paesi più “importanti” del sub continente. Argentina e Brasile innanzi tutto.
Invece il successo di misura di Maduro conferma la situazione internazionale, ma apre scenari confusi a livello interno del Venezuela. Senza il carismo di Chavez, Maduro avrà non poche difficoltà a gestire una situazione economica tutt’altro che brillante. A meno che Mosca e Pechino non decidano di intervenire anche sotto l’aspetto economico, aiutando sostanziosamente un alleato di cui non possono fare a meno.