Come un fulmine a ciel sereno ieri, domenica 12 maggio, abbiamo assistito alla rimozione di Sergei K. Shoigu dal ruolo di Ministro della Difesa. Quella di Shoigu, ora nuovo capo del Consiglio di sicurezza nazionale (con funzioni meramente consultive) del quale però era già membro, si può considerare una retrocessione a tutti gli effetti, potendo lui esercitare adesso un’influenza minore e non avendo più sotto il suo controllo l’esercito e il GRU che coordinava insieme al Capo di Stato Maggiore. A seguito del quinto mandato di Putin, il Governo russo si è presentato da dimissionario al nuovo Capo dello Stato, il quale ha la possibilità di nominare nuove cariche e rimescolare le carte. L’ex Ministro della Difesa sarà sostituito da Andrei R. Belusov, ex ministro dello sviluppo economico dal 2012 al 2013 e fedele consigliere tecnico di Putin. Il punto interrogativo, per ora, rimane su Nikolai P. Patrushev, ex KGB e anche lui uomo vicino al Presidente, sostituito proprio da Shoigu.
All’interno del governo della Federazione russa si possono evidenziare due blocchi contrapposti, quello securitario e quello economico. Se il primo ha dimostrato di non essere all’altezza nella preparazione dell’“operazione speciale” in Ucraina, il secondo ha dato nuova linfa a un’economia bersagliata dalle sanzioni occidentali. La sostituzione del Ministro più longevo della Federazione Russa (già Ministro delle Emergenze dal 1991 al 2012 e poi della Difesa dal 2012 al 2024) circolava già dai primi giorni dell’invasione dell’Ucraina, quando l’impreparazione dell’esercito russo scosse molti e Shoigu divenne una sorta di parafulmine agli occhi dei più critici. Eclatanti i contrasti con il magnate pietroburghese e capo del gruppo Wagner Yevgeny V. Prigozhin sfociati nell’ammutinamento di quest’ultimo, che chiedeva le dimissioni del Ministro. Grazie anche agli sviluppi nella campagna bellica in Ucraina la figura di Shoigu era apparsa sempre più solida agli occhi dell’opinione pubblica, non così probabilmente agli occhi di Putin. Nell’anno in cui la Federazione russa ha annunciato che 1/3 del bilancio federale sarà destinato alla sicurezza nazionale, l’impressione è che Putin voglia affidare il Ministero della Difesa a un tecnocrate appartenente al blocco economico, liberandosi così di un alleato scomodo.
Se però prestiamo attenzione alle altre nomine fresche di quinto mandato putiniano, si può osservare come gli altri vertici appartenenti al blocco securitario siano stati confermati (dai vertici delle agenzie di sicurezza, al Capo di Stato Maggiore). Quindi, più che una critica all’intero comparto securitario, la mossa pare volta a rimuovere il Ministro della Federazione russa di più antica data.
Paolo Lolli
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