Le cronache – o, per meno, il poco spazio lasciato libero da Sanremo – si stanno riempiendo di un nome. Rafha.
Intorno al quale ruota, vorticosamente, quel poco di diplomazia internazionale che sta cercando una soluzione pacifica, o meno cruenta, per la crisi di Gaza.
Rafha… già, ma che cos’è Rafha? L’antica Rph egizia, che gli Arabi chiamano ancora Raph, e che noi conosciamo con il none adottato durante il mandato britannico in Egitto e Palestina. Una cittadina nel sud della Striscia, ad appena 30 chilometri da Gaza. Sino a ieri poco più di 150.000 abitanti, oltre la metà dei quali nei due, grandi, campi profughi alla periferia urbana. Oggi saliti a circa un milione e mezzo.
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