Il rapido deterioramento dell’ambiente di sicurezza dell’Asia orientale, la rapida espansione della capacità militare cinese e lo sviluppo nucleare e missilistico della Corea del Nord hanno portato i partiti politici giapponesi (e non di recente) a ripensare allo strumento militare nazionale.
Ultimamente, il Partito Liberal Democratico (LDP) giapponese al governo avrebbe dichiarato l’ambizione di portare la spesa per la difesa del paese del Sol Levante al 2% del PIL entro i prossimi cinque anni, anche se permangono dubbi sulla capacità di sostenere un aumento così rapido della spesa a causa dell’attuale contesto fiscale giapponese. Nello scorso mese di aprile, in una bozza di proposta al governo, si menzionava l’obiettivo di bilancio della difesa della Nato, per il rafforzamento delle capacità di difesa.
Nell’anno fiscale 2021, il budget iniziale per la difesa del Giappone era dello 0,95% del PIL, ma un budget aggiuntivo ha spinto la spesa nello stesso anno all’1,24%.
Secondo il leader del partito Komeito, Yamaguchi Natsuo, è improbabile che l’opinione pubblica sostenga una tale mossa nel caso dovesse richiedere aumenti delle tasse o tagli alla spesa sociale e andare contro l’obiettivo fondamentale della politica di difesa del Giappone del dopoguerra di mantenere una posizione difensiva (l’Articolo 9 della Costituzione giapponese, prevede il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali).
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