Il corrosivo saggio del direttore di Electomag sulla capitale piemontese tra luci e ombre
Diciott’anni fa il giornalista del Sole 24 Ore Augusto Grandi fece uscire un libello, “Sistema Torino” (Dario Musso Editore), che ebbe il pregio di smascherare pezzo per pezzo il solido meccanismo di potere alla guida del capoluogo piemontese. Un meccanismo che nel 2002 era in funzione ormai da parecchi decenni e che sarebbe proseguito imperterrito per quasi un altro quindicennio.
“Sistema Torino” divenne un modo di dire, un’efficace sintesi per spiegare come riuscivano a saldarsi soggetti in apparenza lontani fra loro: i colossi bancari e le loro fondazioni, il mondo Fiat, gli eredi del vecchio Pci e la cultura di sinistra, i cenacoli universitari e gli ambienti del cattolicesimo progressista. Tutti insieme appassionatamente per spartirsi una città che, con la deindustrializzazione, era alla ricerca di una nuova identità e con il traguardo delle Olimpiadi invernali del 2006 sposò la mitologia (autonarrante) della moderna metropoli turistica e dei servizi.
Diciott’anni dopo Grandi, che nel frattempo ha lasciato il quotidiano della Confindustria e da “giovane pre-pensionato” dirige il webmagazine “corsaro” ElectoMag, torna alla carica con un altro velenoso pamphlet che già nel titolo fa il verso a quello precedente e fa chiaramente capire com’è andata a finire la storia dell’oligarchia torinese: “Sotto Sistema Torino” (Edizioni Il Nodo di Gordio, 12 euro, reperibile anche sui principali store online).
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