Un poeta che, pur non appartenendo strinco sensu all’Italia, si situa agli albori della letteratura occidentale è indubbiamente Omero, artefice delle due opere: L’Iliade e L’Odissea (XI SeC. A.C.).
L’Iliade narra dell’epico scontro fra troiani e achei, dove gli dèi dell’Olimpo si schierano nella battaglia al fianco dei protagonisti.
Pretesto ne è il rapimento di Elena, moglie del re spartano Menelao, ad opera del principe troiano Paride. Il re mobilita gli achei onde vendicare l’offesa. dopo nove anni di assedio Agamennone, sovrano acheo e fratello di Menelao, si rifiuta di restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide, preda di guerra.
Così il dio Apollo colpisce con una pestilenza il campo dei greci costringendo Agamennone a restituire l’ancella rapita, che però in cambio sottrae ad Achille la sua, Briseide.
Achille, indignato, decide di non combattere più a fianco degli Achei, i quali privati del suo valore subiscono gravi perdite. Patroclo, amico di Achille, scende in campo indossando le sue armi, ma viene ucciso da Ettore, principe e comandante in capo dell’esercito troiano. Achille, riarmato da Efesto, torna a combattere per vendicare la morte dell’amico; uccide Ettore in duello, infierendo sul suo corpo e confiscando il cadavere. Il re dei troiani Priamo giunge nel campo dei greci a chiedere la restituzione di Ettore; Achille stipula una pace personale con Priamo, permettendogli di riscattare la salma del figlio. Il destino di troia privo del suo eroe è comunque ormai segnato. [….]