Uscire dai ragionamenti “tutti italiani” che spesso obnubilano la percezione del peso e dell’influenza italiana al di fuori nei nostri confini è un valido escamotage per capire cosa succede realmente nel mondo. A maggior ragione nello scacchiere mediorientale dove si intersecano da decenni guerre, rivoluzioni, conflitti per procura ed mastodontici interessi economici e geostrategici. Nel panorama italiano il professor Giulio Sapelli è una delle rare voci fuori dal coro che analizza gli effetti della politica estera, o meglio della “non politica estera”, che l’Italia si è rassegnata a mettere in atto. Il curriculum del professor Sapelli è sterminato e noto a tutti, vale la pensa solo ricordare che agli inizi della corrente legislatura è stato in predicato di diventare Premier o in seconda battuta ministro dell’Economia.
Professor Sapelli, dopo la Conferenza di Berlino la questione libica è ritornata in fondo alla gerarchia delle notizie del nostro Paese. Qual è lo stato dell’arte della posizione italiana in Libia?
Non è nota ai più, è scomparsa dall’agenda politica. Le questioni sul campo sono complesse e nuove: in Libia si sono collocate anche potenze non europee attorno ad attori a noi conosciuti come Germania e Francia, quest’ultima in posizione di mediatrice di gran parte delle trattative. Da segnalare rispetto agli amici tedeschi e francesi che i primi sono attualmente i quarti esportatori di armi al mondo e i secondi da anni considerano la Libia uno dei target cruciali della loro politica estera. In questo quadro si aggiunga la presenza sempre più invadente degli Stati del Golfo, degli Emirati Arabi, del Qatar, della Russia, della Turchia.
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