Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata, recita un proverbio africano. Vale anche per la guerra commerciale tra Usa e Stati Uniti che, stimano gli esperti della Banca africana di sviluppo, «entro il 2021 potrebbe causare una contrazione del 2,5% del Pil nei paesi africani altamente dipendenti dalle materie prime e una riduzione dell’1,9% per quelli esportatori di petrolio». A riferirlo è Marco Cochi, giornalista e analista del think tank “Nodo di Gordio”.
Cina e Usa, con la Cina in enorme vantaggio sugli Usa, sono i maggiori investitori in Africa. Che conseguenze sta avendo la guerra dei dazi sull’economia del Continente?
«Se teniamo in considerazione il fatto che il peso dell’Africa sul commercio mondiale supera di poco il 2%, la guerra sui dazi tra le due maggiori potenze economiche globali non dovrebbe incidere più di tanto sul continente. Tuttavia, la Cina è il principale partner commerciale dell’Africa e se i suoi prodotti vengono colpiti dai dazi statunitensi c’è il rischio di un effetto a catena anche per i paesi africani. L’Africa è quindi vulnerabile alla guerra dei dazi e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno già avuto una qualche incidenza sulle vicende economiche dei singoli Stati deprezzando tra il 5 e il 10% molte valute locali. Mentre i proventi da esportazione hanno segnato una crescita molto più lenta rispetto all’indebitamento con l’estero, che sta raggiungendo livelli senza precedenti. Inoltre, gli esperti della Banca africana di sviluppo avvertono che la guerra commerciale Usa-Cina entro il 2021potrebbe causare una contrazione del 2,5% del Pil nei paesi africani altamente dipendenti dalle materie prime e una riduzione dell’1,9% per quelli esportatori di petrolio».
Continua a leggere l’intervista a Marco Cochi, Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio” su la Voce dei Berici: http://www.vocedeiberici.it/pechino-rallenta-rallenta-anche-lafrica/