Il vertice NATO di Bruxelles tra alta tensione e consapevolezze del ruolo turco nell’Alleanza.
L’incontro al vertice dello scorso 2 aprile a Bruxelles tra i ventotto Ministri degli Esteri dei Paesi Membri NATO ha fatto il punto sulla questione ucraina e congelato i programmi di cooperazione che l’Alleanza aveva messo in piedi negli ultimi anni con la Russia. L’Alleanza Atlantica non può e non vuole rassegnarsi ad una Crimea annessa dal Cremlino, non ha ragione di fidarsi del presunto ritiro delle truppe russe al confine dell’Ucraina e, preparandosi ad ogni evenienza, sospende la collaborazione con Mosca.
A più di vent’anni dalla formale conclusione della Guerra Fredda, sentenzia il britannico Guardian, i governi NATO tornano a perseguire la loro missione cruciale: proteggere l’Europa dalla Russia.
Turchia Sentinella Atlantica dal 1952
In questo quadro si inserisce nuovamente, oggi come allora, il ruolo turco di Sentinella Atlantica, avamposto dell’Alleanza verso Est. Certamente la Turchia contemporanea non è più quella di trenta o quaranta anni fa. Basti pensare che anche solo la Turchia di oggi non è quella dell’anno scorso, stravolta dalle proteste interne e dalle aspre repressioni, scossa dagli scandali politici e dai blocchi informatici dei social-network. Eppure, proprio in chiave Sicurezza Atlantica, la Turchia odierna può ancora essere la stessa roccaforte nel fianco russo che per quasi quaranta anni è stata nel fianco sovietico.
L’avamposto strategico-militare
La vittoria elettorale dell’AKP alle amministrative dello scorso 30 marzo, ha almeno per il momento messo a tacere le polemiche interne, dando nuova legittimazione al discusso Premier Erdoğan. Il leader turco, forte del nuovo consenso nazionale uscito dalle urne della passata domenica, potrà ora provare a ricostruire il consenso internazionale della sua amministrazione, sfruttando a suo favore la crisi internazionale della Crimea ed il ruolo cardine che la Turchia può giocare in ambito NATO.
Ankara è ora chiamata a ritrovare quell’incarico di Sentinella Atlantica che già a Chicago nel 2012 le era stato confermato attraverso l’inserimento del centro radar di Kürecik in una posizione chiave all’interno dell’assetto strategico-militare NATO. il Piano di Difesa Missilistica discusso dell’Alleanza in occasione del Summit 2012, aveva lo scopo di proteggere le popolazioni, i territori e le Forze Armate dei Paesi Membri europei. L’assetto strategico attuato si strutturava dunque su cinque centri: un centro di comando in Germania, missili d’intercettazione a bordo di navi antimissile americane ormeggiate al largo delle coste della Spagna, batterie di missili ospitati in Polonia e Romania, ed un centro radar situato a Kürecik in Turchia. Tale assetto aveva sin da subito allarmato la Russia che si sentiva minacciata da un simile organico balistico alle porte dei suoi confini. In questo senso il Summit di Chicago servì anche a chiarire che la Difesa Missilistica dell’Alleanza Atlantica in Europa non aveva lo scopo di minare la stabilità strategica dell’area e, cosa ancor più importante per il Cremlino, non si trattava in alcun modo di un assetto rivolto contro Mosca, bensì doveva servire a sistema di difesa da potenziali minacce provenienti dall’esterno dell’area.
L’imprescindibile ruolo turco
Oggi quelle rassicurazioni rivolte a Mosca risuonano come fiducia tradita nei confronti di uno Stato Partner dell’Alleanza che sfrontatamente si è reso protagonista di azioni unilaterali in netta violazione del diritto internazionale e dei suoi impegni regionali. Una minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione del Mar Nero che, a prescindere dalla NATO, non può non essere di interesse turco. In questo senso la Sentinella turca è certamente orientata a consolidare la propria influenza nell’Alleanza per ricompattare l’opinione pubblica, ma è ancor di più pronta a far valere tale funzione anche e soprattutto in termini di ambizioni regionali. Dal punto di vista turco infatti, la situazione della Crimea potrebbe consentire ad Ankara, grazie al centro radar di Kürecik, di guadagnare peso all’interno dell’Alleanza e di poter giocare a viso aperto con Russia ed Iran per la supremazia d’influenza nelle regioni del Mar Nero, del Caucaso e del Medio Oriente.
Si delinea in tal modo un crescente ruolo della Turchia non solo sul piano strategico-militare, ma anche e soprattutto sul piano politico: all’interno dell’Alleanza e all’interno dell’area d’interesse strategico turco.
All’effettiva capacità della Turchia di imporre i propri schemi, all’abilità di Ankara di riuscire ad accrescere la propria autorità in sede NATO e agli interrogativi sui prossimi orientamenti dello Stato turco nel panorama mondiale potrà rispondere solo la Turchia e solo la politica del Primo Ministro Erdoğan, che attraverso le sue prossime mosse avrà modo di portare l’influenza turca alla prova dei fatti.
Matteo Marsini